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“Torture e crudeltà sui detenuti”. L’Italia lo aveva sottratto alla Corte penale internazionale

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November 5, 2025
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“Torture e crudeltà sui detenuti”. L’Italia lo aveva sottratto alla Corte penale internazionale
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Osama Njeem Almasri, ex capo della polizia giudiziaria libica e comandante della milizia Rada, è stato arrestato su ordine della Procura generale di Tripoli con l’accusa di aver commesso torture e violenze ai danni dei detenuti nel carcere di Mitiga, nella capitale. A comunicarlo è stessa Procura, che negli ultimi giorni ha ascoltato le testimonianze delle vittime. Almasri period stato fermato in Italia il 19 gennaio su mandato della Corte penale internazionale, con le accuse di crimini di guerra e contro l’umanità, ma nell’arco di pochi giorni period stato scarcerato e riportato in Libia su un volo dei servizi, a causa dell’inerzia del ministero della Giustizia che scelse di non chiedere la convalida dell’arresto e l’applicazione di una misura cautelare. Dalla vicenda è nato un caso politico-giudiziario che ha portato all’apertura di un’indagine per favoreggiamento a carico dei ministri della Giustizia e dell’Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e dell’Autorità delegata all’intelligence Alfredo Mantovano: nonostante la richiesta di rinvio a giudizio arrivata dal Tribunale dei ministri, la Camera ha negato l’autorizzazione a procedere e il fascicolo ha dovuto essere archiviato.

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“Il 21 gennaio, la Corte d’appello di Roma (…) ha dichiarato il non luogo a provvedere sull’arresto del cittadino libico, valutato come irrituale in quanto non previsto dalla legge, disponendone l’immediata scarcerazione se non detenuto per altra causa”, aveva spiegato Matteo Piantedosi, dopo che Almasri period stato espulso “per motivi di sicurezza dello Stato”. Rispondendo in Senato a un’interrogazione sul caso, il ministro dell’Interno aveva spiegato che a seguito “della mancata convalida dell’arresto da parte della Corte d’appello di Roma, considerato che il cittadino libico period ‘a piede libero’ in Italia e presentava un profilo di pericolosità sociale, come emerge dal mandato di arresto emesso in information 18 gennaio dalla Cpi, ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato ai sensi dell’articolo 13, comma 1, del Testo unico in materia di immigrazione”.

Il 21 gennaio, “senza preavviso o consultazione con la Corte”, Almasri “sarebbe stato rilasciato e riportato in Libia”, aveva dichiarato la Cpi in un comunicato pubblicato a seguito dell’espulsione. L’ufficiale libico è accusato dalla Cpi di aver commesso crimini contro l’umanità e crimini di guerra, tra cui omicidio, tortura, stupro e violenza sessuale, presumibilmente commessi in Libia a partire da febbraio 2015 personalmente, o su suo ordine, o con l’assistenza di membri della milizia Rada, e “i crimini hanno avuto luogo nella prigione di Mitiga, contro persone incarcerate per motivi religiosi, come essere cristiani o atei, o per la loro presunta opposizione all’ideologia religiosa delle Forze speciali di deterrenza, o per il loro sospetto comportamento immorale e omosessualità, o per il loro presunto sostegno o appartenenza advert altri gruppi armati, o a scopo di coercizione, o una combinazione di questi”.

Almasri è affiliato alle Forze speciali di deterrenza (Rada), la potente milizia di Tripoli guidata dal comandante salafita Abdul Rauf Kara, che detiene il controllo del carcere di Mitiga, prigione dove sono detenuti oppositori politici e terroristi dello Stato islamico. Il ruolo di Almasri period quello di dirigere gli spostamenti dei detenuti e le attività della polizia giudiziaria. Prima del suo arresto a gennaio, la polizia giudiziaria libica period diventata il braccio esecutivo della procura generale guidata da Al Bitter, rientrando comunque nel novero della milizia Rada, a sua volta ufficialmente affiliata al Consiglio presidenziale libico ma di fatto un attore parastatale.

Advert agosto, Almasri period apparso in un video pubblicato dalla testata libica Almasdar Media in cui era ripreso mentre picchiava con accanimento un uomo in una strada trafficata, in Libia. Il filmato aveva scatenato di nuovo le opposizioni contro il governo Meloni e a confermare l’autenticità delle immagini erano stati gli apparati di sicurezza italiani: “Si tratta di Almasri, ma il video risale al 2021 o al 2022”, avevano fatto sapere fonti dell’intelligence.

L’avvocata della vittima: “Chiederemo i danni al governo”

L’arresto di Almasri è riconducibile agli scontri tra la Rada e il governo di unità nazionale guidato dal premier Abdel Hamid Dbeibeh, che ha messo fuorilegge la milizia e ha tolto al generale l’autorità sulla polizia giudiziaria. L’ufficio inquirente di Tripoli ha dato notizia dell’arresto con una nota: “A seguito delle indagini sui fatti attribuiti all’ufficiale di polizia Osama Njeem Almasri, il sostituto procuratore generale ha completato la raccolta di informazioni relative alle violazioni dei diritti dei detenuti dell’istituto di correzione e riabilitazione di Tripoli, che hanno segnalato alla Procura generale di aver subito torture e trattamenti crudeli e umilianti“, si legge. “L’investigatore ha quindi condotto un interrogatorio sulle circostanze relative alla violazione dei diritti di dieci detenuti e alla morte di un detenuto a seguito di tortura. In presenza di show sufficienti per procedere con l’accusa, la Procura ha rinviato a giudizio l’accusato, che è attualmente in custodia cautelare”.

“Sono felicissima ma per lo Stato italiano è una grande figuraccia“, sintetizza all’Ansa l’avvocata Angela Bitonti, che difende di una donna ivoriana da anni residente in Italia e vittima delle torture del generale libico. “Sono pronta”, annuncia la legale, “a depositare una richiesta di risarcimento nei confronti della Presidenza del Consiglio e dei ministri coinvolti in questa vicenda. Ho speranza che la mia assistita possa ottenere giustizia, ma in quanto cittadina italiana sono veramente delusa e mortificata perché l’Italia non ha proceduto all’arresto quando aveva Almasri tra le mani”. Più prudente Francesco Romeo, difensore di Lam Magok, un’altra vittima di Almasri: “Prendo atto della notizia e aspetto di vedere gli sviluppi di questa situazione, sappiamo tutti che in Libia le cose cambiano in fretta, a volte anche nel breve volgere di un giorno. Rimane lo sconcerto per la condotta di Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano che hanno riportato Almasri in Libia sottraendolo al processo innanzi la Corte penale internazionale, ove avrebbe dovuto rispondere dei crimini commessi. Non è detto che questo accada a Tripoli”, sottolinea però.

Schlein: “Figura vergognosa”. Conte: “Umiliazione”

Dall’opposizione la segretaria del Pd Elly Schlein infierisce: “Le autorità libiche hanno ordinato l’arresto di Almasri, per tortura e omicidio. Lo stesso criminale che Meloni, Nordio e Piantedosi hanno liberato e riaccompagnato a casa con un volo di Stato, dopo che la magistratura e le forze dell’ordine italiane lo avevano fermato nel nostro Paese. Evidentemente per la procura in Libia il diritto internazionale non vale “fino a un certo punto”, come per il governo italiano”, ironizza citando una frase del ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Questa è una figura vergognosa a livello internazionale per cui il governo deve chiedere scusa agli italiani”, conclude. Altrettanto severo il presidente del M5s Giuseppe Conte: “Che umiliazione per il Governo Meloni. Alla superb Almasri, un torturatore con accuse anche per stupri su bambini, è stato arrestato in Libia. Invece la nostra premier e i nostri ministri lo hanno fatto rientrare a casa con volo di Stato, con la nostra bandiera, calpestando il diritto internazionale e la Corte Penale internazionale, il cui Statuto a tutela dei diritti è stato firmato a Roma. Ora diranno che anche la Procura generale in Libia è un nemico del Governo? Che vergogna per la nostra immagine. Non è questa l’Italia”. Alla Digital camera i deputati di tutti i gruppi di opposizione sono intervenuti sull’ordine dei lavori chiedendo un’informativa urgente del governo sulla vicenda.

Pd e Avs: “Il governo si vergogni”. M5s: “Ridotti a Stato canaglia”

La notizia dell’arresto scatena una valanga di reazioni nel centrosinistra. “Per colpa del governo Meloni ormai l’Italia si abbassa ai livelli degli stati canaglia“, accusano le capigruppo del Movimento 5 stelle nelle Commissioni Giustizia di Digital camera e Senato, Valentina D’Orso e Ada Lopreiato. Il chief di Sinistra italiana Nicola Fratoianni affonda: “Per torture e abusi ordinato l’arresto di Almasri a Tripoli. Evidentemente sarà consegnato alla Corte penale internazionale. Insomma quello che Nordio, Piantedosi e Mantovano hanno impedito a gennaio, violando la legge, ora accade in Libia. Un po’ di vergogna dalle parti di Palazzo Chigi, no eh?”. Dal Pd la capogruppo alla Digital camera Chiara Braga parla di “uno schiaffo al ministro Nordio e agli altri ministri coinvolti, che hanno gettato discredito sulle istituzioni coinvolgendo anche il Parlamento per crearsi uno scudo e non rispondere del loro operato”. Federico Gianassi, capogruppo dem in Commissione Giustizia e relatore di minoranza sull’autorizzazione a procedere, sottolinea che “persino la Libia dimostra di essere più avanti dell’Italia nella difesa della legalità”: “È un paradosso che oggi sia la Libia a dare lezioni di giustizia all’Italia. Il governo Meloni deve vergognarsi”, accusa. E Antonella Forattini, capogruppo dem in Giunta per le autorizzazioni alla Digital camera, chiede al centrodestra di ritirare la proposta di sollevare conflitto di attribuzioni alla Consulta per “scudare” anche Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto di Nordio, indagata per aver reso false dichiarazioni ai magistrati sulla vicenda: “Un simile gesto rappresenterebbe un’onta difficilmente cancellabile per le nostre istituzioni e per l’immagine dell’Italia nel mondo. A questo punto, sarebbe bene che la maggioranza si fermasse. La giustizia non può essere piegata al potere politico”, afferma.

Renzi: “La Libia ci spiega il diritto”. Magi (+Europa): “Nordio si dimetta”

“Il governo verrà preso in giro sulle prime pagine dei giornali internazionali. La giustizia libica sta spiegando a Meloni e Nordio come si fa. Ci stiamo facendo prendere in giro dalla Libia, che è uno stato diviso in mille tribù e ci sta spiegando il diritto”, commenta a Tagadà su La7 il chief di Italia viva Matteo Renzi. Durissimo il segretario di +Europa Riccardo Magi: “Cos’altro deve accadere se non l’arresto in Libia di Almasri con l’accusa di violenze e torture sui detenuti perché Nordio si dimetta? Non solo il ministro della Giustizia sin da subito ha raccontato una montagna di balle in Parlamento, non solo il governo italiano ha riaccompagnato un delinquente con l’aereo di Stato, non solo l’esecutivo Meloni ha fatto tutto questo sulla base di uno scambio con il controllo dei flussi di migranti, non solo lo ha fatto sbattendosene del mandato di arresto della Corte Penale internazionale, ora scopriamo che persino per i libici Almarsi è un pericolo. Cosa aspetta Nordio a fare un passo indietro? Non pensa di aver già portato nel punto più basso il ministero e l’istituzione che ricopre professional tempore?”.



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